Si tratta del "Majjhima Nikaya", sono dei discorsi attribuiti al Buddha, divisi in diverse parti; la parte da te presa in considerazione si trova nel "Dvedhâvitakka Sutta" e si esprime sic: "Con tale animo, saldo, purificato, terso, schietto, libero da scorie, malleabile, duttile, compatto, incorruttibile, io indirizzai l'animo alla memore conoscenza di anteriori forme di esistenza. E mi ricordai di molte diverse anteriori forme di esistenza. Una vita, due, tre, quattro, cinque vite; dieci vite, venti, trenta, quaranta, cinquanta vite; poi di cento, mille, centomila vite; poi delle epoche durante parecchie formazioni e trasformazioni di mondi. 'Là ero io, avevo quel nome, appartenevo a quella famiglia, quello era il mio stato, quella la mia attività, provai tale bene e tale male, così finì la mia vita; trapassato di là, io entrai altrove di nuovo in esistenza: ora ero qua, avevo questo nome, appartenevo a questa famiglia, questo era il mio stato, questa la mia attività, provai tale bene e male, così fu la fine della mia vita; .Così io mi ricordai di molte diverse anteriori forme d'esistenza, ognuna coi propri contrassegni, ognuna con le sue speciali relazioni. Questa prima conoscenza, monaci, io l'avevo conquistata nelle prime ore della notte, dissipata l'ignoranza, acquistata la conoscenza, dissipata la tenebra, acquistata la luce, mentre io rimanevo in così serio, solerte, impegnativo sforzo." |