Buongiorno a tutti, avrei una domanda riguardo a un dubbio che mi pervade da qualche tempo:
informandomi riguardo al concetto di reincarnazione e del karma mi sono imbattuto in un ragionamento logico/analitico che ha dato vita a due obiezioni (o contraddizioni) che vorrei chiarire con voi.
Premetto che la mia definizione del karma sarà veramente sintetica, non vogliatemene se risulta essere al quanto riduttiva e banale; lo faccio per questione di praticità:
Il karma, o giustizia cosmica, in parole povere descrive un processo di causa/effetto mediante il quale una persona accumula un certo quantitativo di debito karmico (positivo o negativo) del quale dovrà liberarsi nel corso della sua prossima vita.
Se consideriamo Hitler, i risultati sono sorprendenti. Non c'è dubbio che qualunque reincarnazionista concordi sul fatto che molte vite sono necessarie per consumare il suo debito karmico. Hitler morì nel 1945 e, stando alla dottrina della reincarnazione, ha dovuto reincarnarsi in un bambino per subire le dure conseguenze dei suoi atti mostruosi. Le due obiezioni viste prima possono essere formulate come segue:
1) La persona di Hitler ha cessato di esistere al momento della sua morte fisica. Solo il sè impersonale si reincarna, accompagnato dal suo deposito karmico. Comunque, non vi è continuità tra la persona di Hitler e quella dell'individuo che deve subire le sofferenze imposte dal karma di Hitler. Il nuovo nato non sa che deve subire le conseguenze del karma di Hitler. Dopo la crudele vita e morte di questa nuova persona, altri milioni di reincarnazioni si succederanno con lo stesso tragico destino. Il fatto che più “fastidioso” è che la persona di Hitler, l'unica che avrebbe dovuto subire a livello fisico e psichico i risultati delle sue folli opere, si è dissolta al momento della sua morte fisica, mentre innumerevoli altre persone, che sono del tutto ignare della situazione e innocenti, devono subire le angosciose conseguenze del suo karma negativo.
2) In conseguenza delle durezze che devono essere subite dalle nuove incarnazioni di Hitler, è quasi certo che queste reagiranno con indignazione invece di rassegnarsi alla loro situazione, e dunque accumuleranno un debito karmico costantemente in crescita. Ogni nuova reincarnazione diventa una fonte di nuovo karma acquistato, e dà vita a una nuova catena di individui che devono pagarne le conseguenze. Lo stesso accade nel caso di Hitler stesso. Chiunque egli fosse stato in precedenza, ha aggravato moltissimo il suo karma durante gli anni della sua vita. Dunque, invece di risolvere il problema della giustizia globale, il problema si aggrava. Partendo da un singolo individuo come Hitler, si raggiunge un numero enorme di persone che devono pagare il karma di quel singolo e al tempo stesso ne accumulano altro durante le loro vite. Questo è solo uno dei casi di tutta la storia umana. Ogni tentativo di immaginare cosa accade su scala più larga rivelerebbe una catastrofe impossibile da risolvere. E' evidente che il karma e la reincarnazione non possono fornire alcun tipo di giustizia. La reincarnazione non può risolvere il problema del male ma anzi lo amplifica, e lascia che il male commesso in origine resti impunito. Se la reincarnazione fosse reale, Hitler non sarebbe mai stato punito per i suoi atti perché ha smesso di esistere, prima che qualunque essere umano o circostanza della vita potesse realmente punirlo.
Analizzando poi i collegamenti tra le persone e il karma da una prospettiva globale, ci sono da fare due riflessioni. Primo, dato che per la reincarnazione la sofferenza è il risultato delle opere malvagie compiute nelle vite precedenti, un possibile modo di reagire coerentemente con la legge del karma potrebbe portare a una mancanza di compassione verso coloro che soffrono. Un reincarnazionista potrebbe pensare che chi soffre merita di essere punito, e che chiunque osa aiutarlo interferisce con lo svolgimento del suo karma e di conseguenza si sta accumulando del karma negativo per se stesso.
Secondo, l'uomo che diventa strumento del castigo del karma accumula per se stesso del karma negativo e quindi dovrà essere punito a sua volta, nella vita successiva. Poi la prossima persona che agirà come strumento del karma dovrà essere punita a sua volta, e così via. Una possibile soluzione a questo ciclo infinito viene data da Krishna:
“ Chi agisce come strumento del karma lo faccia in maniera completamente distaccata e disinteressata” Krishna nel Bhagavad Gita (2,47; 3,19)
Ciò porterebbe a non acquisire nuovo karma. Comunque, questa soluzione sarebbe limitata al massimo a quei pochi "distaccati" che conoscono il loro ruolo e che lo seguono, e dunque non ha significato sulla ben più ampia scala della società umana. Ben poche persone infatti si considerano esecutori distaccati del karma sulle vite dei loro vicini.
Esaminiamo questi due punti nel caso dei milioni di Ebrei uccisi nelle camere a gas dai nazisti durante la guerra. Primo, un reincarnazionista potrebbe ritenere assurdo avere sentimenti di compassione verso di loro, perché essi si sarebbero meritati la loro sofferenze e morte, in una vita precedente. Potrebbe poi concludere che, dopo tutto, i nazisti stavano facendo la cosa giusta, in quanto esecutori dei dettami del karma. Usando questo ragionamento, ogni concepibile crimine commesso nel passato o nel presente può essere giustificato, senza preoccuparsi delle implicazioni morali. Tutto ciò apre una prospettiva orrenda sul passato e sul futuro dell'umanità, con implicazioni difficili da afferrare. Secondo, l'uccisione di milioni di persone richiede che i loro giustizieri siano a loro volta uccisi, in modo simile, nelle loro vite future. Ma questo implica che i giustizieri reincarnati saranno a loro volta uccisi, e i loro giustizieri anche, ecc. ecc. Il ciclo non avrebbe mai fine. Si può obiettare che la morte dei colpevoli può avvenire anche, ad esempio, mediante calamità naturali. Questa spiegazione non è accettabile, in quanto il karma è generato non solo dalle azioni compiute, ma anche dal desiderio che le ha prodotte. Anche il desiderio di uccidere viene retribuito, non soltanto l'atto in se stesso. Dunque, se la reincarnazione fosse un concetto logico, implicherebbe che non ha né un inizio né una fine. Non può essere una soluzione per la giustizia, ma solo una sorta di eterno circo.
In conclusione, secondo questo tipo di approccio analitico sviluppato sulla base di obiezioni ed incoerenze, il concetto di reincarnazione è in contraddizione con la logica, con la giustizia sociale, con la moralità e con il senso comune. Guardando oltre l'apparente conforto che esso sembra fornire alla vita corrente nel promettere altre vite in cui potersi perfezionare, la credenza nella reincarnazione non può portare alcun risultato benefico, ma solo rassegnazione e disperazione nell'affrontare il proprio destino.
Scusate la loquacità, grazie a tutti coloro vorranno aiutarmi a capire.
Cordialmente mrm |